Senza una campagna pubblicitaria di alto livello, nè un qualcosa che annunciasse il suo arrivo, Fruit Ninjia è stato reso compatibile con la piattaforma Intel/AMD x86 (non si sa ancora se sistemi x64 saranno in grado di supportare il gioco). E’ stato giustamente quindi introdotto una sorta di “Pannello di configurazione“, presente sotto la voce “Settings” all’interno del “Dojo“.
Come si può vedere, sono state introdotte le opzioni per abilitare o disabilitare la visione in FullScreen, inoltre una volta disabilitata la FullScreen e quindi essere entrati in modalità Windowed, sarà possibile settare l’aspect ratio in modo da essere Non Widescreen (4:3) o Widescreen (16:9). La qualità d’immagine non è niente male; certo si sarebbe potuto fare di meglio considerando anche il logo “HD“, ma sicuramente non si avvertono sgranature o fastidiosi effetti old-texture, nè tantomeno lag durante il gameplay. E’ possibile anche aumentare o diminuire il volume sia degli effetti sonori sia della musica di fondo, così come impostare la lingua in “Inglese” o in “Francese“. Sicuramente comunque quest’ultima opzione verrà ampliata con il supporto ad altre lingue, in un imminente futuro.
Il menù di gioco comprende tutte le opzioni che eravamo abituati a vedere sui nostri dispositivi. Sono infatti presenti le modalità: Classic, Zen e Arcade.
Offrendoci la possibilità di giocare su schermi decisamente più ampi rispetto quelli dei nostri devices, l’esperienza di gioco viene risaltata in questa nuova versione di Fruit Ninjia, che rende ancora più facile tagliare più frutta possibile proprio grazie all’uso del mouse. Se infatti per qualcuno poteva essere difficile evitare le bombe avendo un dito troppo “grande” o semplicemente un dispositivo con una cattiva calibrazione del touchscreen, adesso non ci saranno scuse. Il mouse affina i movimenti e rende praticamente impossibile la “sconfitta”, a meno che non ci si distragga durante il gioco (cosa che dopo una decina di minuti diventa inevitabile :sleeping:).
Ad ogni modo è interessante vedere come sia in fondo non tanto impossibile tradurre un’applicazione per funzionare su più piattaforme, anche parecchio differenti tra di loro, e soprattutto senza andare ad intaccare la fluidità o i contenuti.
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